Famiglie illustri

 

Di Gabiano
Signori di Gabiano,Tonco, Solonghello.
Motto: Cognito fatura. Alias: Cui fides vive.
Guglielmo VI (1225) di Monferrato ebbe oltre a Bonifacio II (1254) anche due figli naturali: Bastardino e Rainero che furono infeudati dal loro fratello del castello di Gabiano il 1° marzo 1247.
Essi originarono la storica famiglia dei di Gabiano la cui genealogia risulta ancora frammentaria, con notevoli personaggi nella storia monferrina.
Rainero di cui sopra, fu governatore di Acqui.
Nel 1272 gli Alessandrini entrati a tradimento in città, assalirono il castello che fu conquistato dopo un lungo assedio e Rainero preso prigioniero, fu incarcerato in Alessandria.
Rilasciato, morì in Acqui per i maltrattamenti subiti in prigionia.
La famiglia fu presente al celebre combattimento di Gamenario (22 aprile 1345) dove i guelfi angioini furono sconfitti dai ghibellini del Monferrato e del Canavese al comando di Giovanni II Paleologo e di Ottone duca di Brunswick.
L'anonimo cantore della battaglia elenca tra i partecipanti anche i Signori di Gabiano: "vedi pure cavalcare quei di Gabiano e altri parecchi di quel luogo dàn briga al nemico".
La famiglia tenne il feudo di Gabiano fino al 21 gennaio 1421 quando Guglielmo di Gabiano lo cedeva a Gian Giacomo Paleologo ricevendo in cambio quello più modesto di Tonco, del quale fu investito nello stesso anno Franceschino di G. che sposò Andreetta figlia dell'astigiano Manfredo Catena, fu investito di Solonghello col Signorato il 9 agosto 1322.
Giovanni Giorgio, prefetto della Cavalleria Marchionale ebbe il titolo comitale e morì quarantenne nel 1569; le figlie Margherita e Violante lo seppellirono nella chiesa di S. Domenico in Casale a destra dell'ingresso con relativa epigrafe da noi edita nel II volume degli Annali (pag. 1075). Eleonora figlia di Giovanni Battista di Gabiano fu investita con il marito Gerolamo Rivetta di Solonghello, il 18 luglio 1589.
Un ramo della casata trasferitosi in Asti, emigrò a Lione dove i suoi membri divennero tipografi di grido tra il 1487 ed il 1550.

Durazzo
Ottennero Gabiano in persona di Agostino, il 29 aprile 1624, col marchesato.
Il castello rimase alla famiglia fino alla morte (1922) del marchese Giacomo Filippo Durazzo, quindi passò agli eredi Cattaneo Adorno Giustiniani, tutte storiche famiglie genovesi.
I Durazzo dettero alla Repubblica di Genova sette Dogi: Giacomo (1573), Pietro (1619), Giovanni Battista (1639), Cesare (1665), Pietro (1685), Vincenzo (1709), Marcellino (1767). Gerolamo (1808) e Gaetano (1812) Conti dell'Impero Napoleonico. Cavalieri di Malta.
Il Marchese Giacomo Filippo Durazzo, proprietario del castello, che il 20 agosto 1873 aggiunse al proprio cognome Pallavicini, sposò Matilde principessa Giustiniani erede della fortezza, la quale alla morte del marito adottò la nipote Carlotta, figlia del Barone Carlo Fasciotti (1870-1958) e di Cecilia (figlia del Principe Alessandro e della Principessa Maria Giustiniani) morta a Genova l'8 maggio 1971.
Carlotta Fasciotti Giustiniani, nata a San Pancrazio di Lucca, l'8 agosto 1923, sposò a Genova il 30 aprile 1949, Stefano Maurizio dei Marchesi Cattaneo-Adorno (1920-1964) da cui il marchese Marcello (nato 30 giugno 1950) che sposò il 27 giugno 1981 Sandra Seguin Guise da cui Stefano nato il 20 luglio 1983 e Carlo nato il 20 giugno 1986, residenti a Rio de Janeiro.
E, il Marchese Giacomo (nato 3 ottobre 1952) che sposò il 2 ottobre 1982 Emanuela Brignone da cui i gemelli Filippo e Serena nati il 7 agosto 1983, residenti a Genova.
Il titolo di Marchese di Gabiano è pertinente all'altro ramo dei Durazzo, Marchesi di Pontinvrea, Marchesi di Gabiano, Patrizi Genovesi, Nobili di Senigallia, rappresentato dal Marchese Marcello, figlio del Marchese Giuseppe Maria (1882-1960) e della Marchesa Paolina Viti Mariani, (nato il 13 luglio 1921), che sposò il 20 ottobre la dott. Maria Antonietta, di Raoul Negrotto, da cui Giuseppe Maria (nato il 1 aprile 1960) e Stefano (nato il 31 marzo 1965).

Cattaneo
Divisi in varie linee dettero quattro Dogi a Genova: Umberto (1528), Leonardo (1541), Giovanni Battista (1691), Cesare (1748).

Adorno
Gli Adorno sono stati una famiglia patrizia di Genova, che si estinse nel 1634. Dettero sei Dogi a Genova: Gabriele (1363-1370), Antoniotto (1384-1390/1392-1392/1394-1396), Giorgio (143-1415), Raffaele (1443-1447), Barnaba (1447), Prospero (1461).

Giustiniani
Divisi in varie linee dettero a Genova sette Dogi: Francesco (1393), Andrea (1539), Giovanni Agostino (1591), Alessandro (1611), Luca (1644), Giovanni Antonio (1713), Brizio (1775).

Giovanni Canna
Il noto ellenista Giovanni Canna, nacque a Casale Monferrato il 20 dicembre 1832 e vi morì il 20 febbraio 1915.
Ma la famiglia Canna, originaria di Gabiano, risulta stanziata in loco nel XVII secolo.
Carlo, padre di Giovanni era Giudice del Mandamento di Gabiano (1805).
Il nonno Giovanni Battista risulta Capitano nella centuria del conte Giacomo Nemours di Frassinello, maggiore di Fanteria e Comandante la Piazza di Casale (1795).
La famiglia risulta benestante con il possesso di beni di elevato reddito e proprietaria di mulini in Gabiano e altrove.
Giovanni Canna amava, con le sorelle, trascorrere l'estate nella casa avita tuttora esistente, con ampio portico formato da tre arconi, le camere rifatte nello scorso secolo con capaci camini. La cappelletta settecentesca con altare consacrato ed il quadro ultimato il 22 settembre 1710 da Giovanni Menna di Crescentino.
Giovanni Canna, laureatosi all'università di Torino in lettere insegnò latino e greco presso il Liceo Cesare Balbo di Casale. Nel 1876, in seguito a regolare concorso, ottenne la cattedra di letteratura greca all'Università di Pavia che tenne fino alla morte (1915).
Filologo classico, umanista, buon letterato, fu insigne ellenista occupandosi egli intensamente della cultura greca, nei suoi vari aspetti con l'interpretazione dell'ellenismo in senso globale: donde i suoi studi anche sulla letteratura neo-greca.
In assidua corrispondenza con i dotti del suo tempo pubblicò testi e traduzioni di letteratura greca. Teodoro Mommsen lo ebbe prezioso collaboratore per la ricerca delle epigrafi romane del Monferrato, inserite nel suo Corpus Inscriptionum Latinarum e discuteva con lui per lettera su possibili letture e supplementi.
Fu Socio dell'Istituto Storico Lombardo ed Accademico della Crusca (1898). La sua produzione letteraria attesta una dottrina sterminata sulla classicità greco-latina si qualificava assai modestamente un oscuro filo-elleno ma i suoi scritti (raccolti in volume edito a Casale nel 1919 con la prefazione di Carlo Pasca) facevano testo nel mondo accademico europeo.
Il Canna scrisse anche su Dante e sulla letteratura italiana ma la sua personalità si esplicò nella propria pienezza, soprattutto dalla cattedra: egli fu in primo luogo e in sommo grado maestro, come traspare dalle testimonianze dei suoi superstiti discepoli.
Alla morte, la sua biblioteca ricca di oltre ventimila volumi divisi tra Pavia, Casale e Gabiano fu raccolta presso la Biblioteca Civica di Casale M. e ne costituisce un patrimonio di valore inestimabile.
Fu carattere schivo e introverso di un pessimismo a dir poco apocalittico, come traspare dai Fragmina, frammenti di diario scritti dal 1880 al 1914, appuntati anche a Gabiano, tra quali, questa memoria, datata il 20 settembre 1890,' risulta tra le più ottimistiche silenziosamente studiando e meditando camminare al sepolcro.
Visse come un asceta, mori come un santo fu scritto sulla lapide a suo ricordo nella modesta sepoltura di famiglia nel camposanto di Casale.
In occasione del 150 Anniversario della nascita del Canna, fu murata sulla sua casa di Gabiano la seguente epigrafe: IN QUESTA CASA TRASCORSE LE BELLE ESTATI MONFERRINE, NELLO STUDIO E NELLA MEDITAZIONE, GIOVANNI CANNA, MAESTRO DI GRECO E DI UMANITÀ NELL'ATENEO PAVESE. NEL 150° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA IL COMUNE DI GABIANO POSE. 1832-1982.