Storia ed Economia
Il nobile borgo di Gabiano offre un ameno paesaggio di colli che dolcemente si aprono verso la verdissima valle del rio Gaminella e le colline si susseguono come quinte teatrali a incorniciare lo spettacolo di un mondo contadino le cui origini si perdono nel passato più remoto.
I coltivi si alternano a prati, boschi, vigneti, orti e frutteti.
Piccoli borghi e pittoreschi villaggi, adorni di chiese e cappelle campestri, punteggiano la campagna evocando storie lontane e vivaci memorie delle tante piccole comunità collinari, vicine nell'amore per la propria terra e unite nel culto dei santi da una viva e commossa devozione.
Nell'anfiteatro dei colli monferrini in lontananza, alto sulla Montonaria, riconosciamo il profilo di Villamiroglio, con la bella Parrocchiale, mentre nel mezzo della valle, ai piedi del colle di Gabiano, vediamo la frazione Peso, cresciuta sul sito del più antico insediamento romano, dove, testimone di molte vicende, rimane la chiesa di San Pietro Apostolo con la bella facciata neoclassica e il campanile romanico.
Vediamo poi salire la bella strada panoramica che da Gabiano giunge a Sessana, piccolo borgo contadino che conserva la sua forma antica.
Superata la frazione di Sessana, si giunge all’arioso abitato di Varengo, un antico insediamento documentato fin dall’anno 940, diventato Comune autonomo da Gabiano nel 1456, soppresso e nuovamente accorpato a Gabiano nel 1928. Anche il feudo dapprima appartenente al marchese di Gabiano, nel 1619 si affrancò, perché ceduto a diverse casate monferrine, l’ultima delle quali fu la famiglia Magnocavalli di Casale. A un suo discendente, il conte Francesco Ottavio, architetto e drammaturgo, si deve il progetto della chiesa tardobarocca che svetta sul colle “della Sorba”: fu terminata nel 1790 e in seguito abbellita al suo interno da notevoli monocromi e tele ottocenteschi ad opera di Aloisio Hartman. Alle sue spalle il vecchio cimitero, riconvertito in giardino della memoria. Da questo poggio panoramico la vista spazia sulla sottostante Pianura Padana e la catena delle Alpi. Contorna questo insigne edificio sacro una corona di umili case, un tempo abitazioni di artigiani, le quali formano un caratteristico borgo-ricetto, accessibile attraverso ad un severo portone.
Fanno il contrappunto alla chiesa parrocchiale suddetta due cappelle secentesche, poste una sul limitare dell’altura della contrada Borgatello dedicata dapprima a S. Silvestro e poi a S. Lucia, l’altra al termine di Giuvarengo, il rione dei “Particolari”, dedicata inizialmente a S. Rocco, quindi a S. Pancrazio.
L’attività agricola nel passato florida soprattutto per i suoi rigogliosi vigneti oggi è intrapresa da pochi coltivatori, che praticano la coltura del foraggio e dei cereali. Richiamano l’interesse dei visitatori anche un ristorante e un ostello.
Verso est, seguendo i profili dei colli, troviamo Crea con il suo celebre santuario e il Sacro Monte, dove è possibile ammirare sculture, affreschi e tele di alcuni tra i più grandi artisti del barocco piemontese.